Alla vigilia della Giornata Mondiale dei Martiri Missionari, il Centro Missionario Diocesano condivide notizie terribili a proposito dei sacerdoti impegnati nelle attività di apostolato.
Un padre cappuccino di nazionalità centrafricana, P. Toussaint Zoumaldè, è stato ucciso in Camerun mentre rientrava nella sua fraternità di Mbaibokoum in Ciad. Il religioso si era recato nella diocesi di Bouar, nella parte occidentale del Centrafrica, della quale era originario, per animare un corso di formazione per i sacerdoti locali. Il cappuccino aveva poi preso la via del ritorno nella sua fraternità in Ciad passando per il Camerun. Nella notte tra il 19 e il 20 marzo ignoti lo hanno assalito e ucciso a Ngaoundéré (Camerun) dove si era fermato per riposare.
Altra vicenda, ma dall’esito ugualmente tragico, riguarda invece il rapimento di don Clement Rapuluchukwu Ugwu, parroco della chiesa di San Marco, a Obinofia Ndiuno, nella Ezeagu Local Government Area, nello Stato di Enugu, nel sud della Nigeria. Il corpo in stato di decomposizione del sacerdote è stato ritrovato il 20 marzo, nella foresta, non lontano dal luogo del rapimento.
Secondo l’Agenzia Fides nel corso dell’anno 2018 sono stati uccisi nel mondo 40 missionari, quasi il doppio rispetto ai 23 dell’anno precedente, e si tratta per la maggior parte di sacerdoti: 35. Dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevato di missionari uccisi era stato registrato in America, nel 2018 è l’Africa ad essere al primo posto di questa tragica classifica.
“Usiamo il termine “missionario” – si legge in un nota del Centro Missionario Diocesano – per tutti i battezzati, consapevoli che “in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione” (EG 120). Del resto l’elenco annuale di Fides ormai da tempo non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma cerca di registrare tutti i battezzati impegnati nella vita della Chiesa morti in modo violento, non espressamente “in odio alla fede”. Per questo si preferisce non utilizzare il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro”.
Scarica i due documenti dal Centro Missionario Diocesano.