Storia

La Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli è nata dalla soppressione e fusione della Diocesi di Massa e della Diocesi di Pontremoli, con decreto della Congregazione dei Vescovi del 23 febbraio 1988.

È formata dai territori dei 17 Comuni della Provincia di Massa Carrara e 1 Comune della Provincia di Parma.

La Diocesi comprende 244 parrocchie, è suffraganea della sede metropolitana di Pisa e fa parte della Regione ecclesiastica della Toscana.

Cenni storici

Con il toponimo «massa» si intese in età medievale una vasta tenuta fondiaria; in questo caso la «Massa lunense» comprendeva buona parte del territorio attraversato dal fiume Frigido.
Quest’area, già valorizzata dalla romana via Aemilia Scauri e ricordata ancora nelle mappe tardoantiche e altomedievali (nella Tabula Peutingeriana si fa riferimento alla mansio di Taberna frigida, ancora in uso tra VII e VIII sec., come si evince dalla Cosmografia dell’Anonimo Ravennate), fu compresa nella marca della Liguria orientale e dominata, a partire dall’XI sec., da uno dei quattro rami della dinastia obertenga che da quel dominio derivò il suo nome agnatizio. Vi insisteva anche un ospedale, San Leonardo al Frigido, ricordato dal re Filippo Augusto nel 1191 quale tappa del viaggio di ritorno in Francia al termine della terza crociata.

Soggetta ai vescovi di Luni, fece parte del vasto comprensorio su cui essi esercitarono poteri temporali anche quando, all’indomani della distruzione e del saccheggio della città a opera dei pirati musulmani, la sede vescovile si trasferì a Sarzana (1204). La traslazione fu formalizzata definitivamente solo nel 1465, quando Paolo II elevò quella terra al rango di città, nel quadro di un adattamento del comprensorio lunense ai complessi equilibri politici e territoriali di quell’area di frontiera. La forte vocazione viaria non aveva stimolato l’aggregazione endemica di quest’area, il cui popolamento – specie durante il periodo delle incursioni saracene – rimase attestato sui rilievi collinari prospicienti le pianure costiere, avviate a un progressivo impaludamento. Ancora nel tardo Medioevo tutta la zona si caratterizzava per insediamenti rurali sparsi e piccoli agglomerati. La crisi dello Stato visconteo nel Quattrocento offrì sia agli Estensi sia ai Medici l’occasione per installarsi in Lunigiana.
Alla metà del secolo Firenze vi istituiva il capitanato di «Castiglione del Terziere e di Bagnone» cui seguì, negli anni Ottanta, quello di Fivizzano, nei quali la Repubblica gigliata introdusse formule di controllo diretto del suo stato territoriale, eliminando ogni residua forma di intermediazione feudale o di accomandigia. Si formava così a meridione una Lunigiana fiorentina cui si contrapponeva a nord lo Stato visconteo. Sarzana e Carrara erano nelle mani genovesi dei Campofregoso, mentre Massa, già sotto la dominazione pisana alla metà del Trecento, passava definitivamente, dopo una breve pausa lucchese, nelle mani dei Malaspina di Fosdinovo. Nel 1473 anche Carrara rientrava nel loro dominio, originando la sola formazione statale autonoma e nuova dell’antico comitato lunense.

Nel 1553 esso passava in eredità al marchese Alberico I Cybo Malaspina che se ne faceva investire come feudatario imperiale da Carlo V (1554). Signore di un piccolo Stato a governo assoluto, egli dette volto e nome nuovo a Massa, che ne divenne la capitale, perdendo il suo antico attributo «lunense » e acquistando il nuovo di «cybea».
Attiene a questo periodo anche la riformulazione urbanistica di Carrara che, originatasi a partire dall’XI . attorno alla pieve di Sant’Andrea, era rimasta immutata dall’età medievale.
Elevata alla dignità di città nel 1620, a partire dal 1663 fu il centro del ducato, giustificando l’idea, fortemente sostenuta dalla duchessa Maria Teresa Cybo, di una sua trasformazione in sede diocesana. In questa prospettiva Maria Teresa aveva ottenuto nel 1757 dall’imperatore Francesco I la facoltà di assegnare alla programmata mensa vescovile massetana una rendita di 12.000 fiorini ricavata da beni feudali.
Questo progetto però non andò in porto, mentre veniva modificandosi il quadro politico del ducato che riuscì a mantenere la sua autonomia fino al 1796, quando fu annesso dapprima alla Repubblica cisalpina, poi al Regno d’Italia e infine al Principato di Lucca.

Parallelamente la diocesi di Pontremoli veniva eretta il 4 luglio 1797 con la bolla In suprema beati Petri cathedra di Papa Pio VI, ricavandone il territorio dalle diocesi di Luni-Sarzana e da quella di Brugnato. 

Con la Restaurazione, Massa, tornò sotto il governo di Maria Beatrice d’Este Cybo, che otteneva da Pio VII, il 18 febbraio 1822, con la bolla Singolaris Romanorum Pontificum, l’istituzione della diocesi di Massa- Ducale cui afferirono i territori del ducato già dipendenti dalla diocesi di Luni-Sarzana.

L’anno successivo, il 3 luglio 1823, papa Leone XII autorizzava lo scorporo dalla giurisdizione lucchese delle chiese comprese nel vicariato di Garfagnana e nel priorato di Castiglione – quarantuno parrocchie e sette cure – destinate a costituire il territorio della nuova diocesi, che era resa suffraganea della metropoli pisana.

Espressione dell’imperante «giuseppinismo » illuministico, che perseguiva la coincidenza territoriale delle giurisdizioni civili con quelle religiose, la creazione della diocesi di Massa si inseriva nella complessa ridistribuzione di competenze tra il Granducato di Toscana e gli Stati estensi nelle aree della Lunigiana, della Garfagnana e della Versilia storicamente afferenti alla giurisdizione ecclesiastica di Luni-Sarzana. Le 133 parrocchie che la costituivano nel 1833 – tra le quali spiccavano due collegiate insigni e varie cappellanie – dipendevano politicamente dai due ducati contermini di Modena e di Lucca, il che comportò nel tempo numerosi aggiustamenti territoriali – come nel 1853 l’aggiunta delle nove parrocchie del vicariato di Gallicano che Pio IX autorizzava con la bolla Dum universi – volti a perfezionare la coincidenza tra amministrazioni civili e religiose.
Sempre nel 1853 con l’elevazione di Modena alla dignità di sede metropolitana, Massa fu resa suffraganea della città estense. L’annessione al Regno d’Italia (1860) non modificò sostanzialmente la morfologia diocesana, né la sua appartenenza modenese: tuttavia, con l’avvio delle Conferenze episcopali regionali, promosse durante il pontificato di Leone XIII, e con il progressivo ridimensionamento del ruolo delle metropolie, Massa, che spesso aveva richiesto di partecipare alle riunioni dei vescovi toscani, otteneva nel 1910 di essere nuovamente sottoposta all’Arcidiocesi di Pisa.
La formalizzazione di questo intervento – e lo scorporo dalla provincia modenese – avveniva qualche anno dopo, il 23 aprile 1926. Nel 1936 si modificò la denominazione diocesana in Apuania, nome che le sarebbe rimasto fino al 30 settembre 1986, quando si ripristinava l’antica dicitura di «Massa».
Il 23 febbraio 1988 il decreto 934/87 della Sacra Congregazione per i vescovi ne formalizzava la fusione con la diocesi di Pontremoli, generando la necessità di un adeguamento territoriale che nel 1992 riattribuiva a Lucca le parrocchie della Garfagnana.

Fonte: www.beweb.chiesacattolica.it