“Chi siamo noi senza Gesù?”: il vescovo Giovanni nella veglia pasquale

«Chi siamo noi, senza Gesù? Cosa facciamo adesso, senza Gesù?» chiede il vescovo Giovanni nel corso dell’omelia della veglia pasquale celebrata in una Cattedrale deserta, la notte di sabato 11 aprile.

«Abbiamo bisogno di sentire dentro di noi che c’è urgenza e necessità della sua parola, ecco perché il Sabato santo stiamo in silenzio, davanti al sepolcro». Le parole di mons. Santucci esprimono la sensazione di desolazione e la “differenza” con la quale questa Pasqua del 2020 è stata celebrata. La Settimana santa appena trascorsa, la Messa Crismale che è stata rimandata a tempi migliori, il Triduo pasquale celebrato “senza il popolo”, hanno assunto un significato particolare, a motivo della pandemia. Ma questo non toglie ai cristiani, che si sono uniti spiritualmente alle celebrazioni, anche grazie ai mezzi delle nuove tecnologie e della televisione, l’impegno di annunciare al mondo la risurrezione del Signore. «Noi dobbiamo imparare a correre – ha detto il vescovo – per portare a tutti la notizia che Cristo è risorto, che la vita ha vinto la morte, la luce vince le tenebre, il bene vince il male, la speranza ha vinto la disperazione».

Grazie, infatti, al profilo Facebook del Seminario vescovile di Massa e alla disponibilità dell’emittente televisiva locale Antenna 3, tante persone hanno potuto seguire da casa la celebrazione della solenne veglia pasquale, così come la S.Messa del mattino di Pasqua in Cattedrale. «La resurrezione diventa difficile da credere quanto la morte diventa certezza –  così il vescovo nel corso dell’omelia –  non solo per i discepoli, ma anche per noi, perché è vero che amiamo la vita, ma crediamo alla morte. È importante, allora, conoscere Gesù, conoscere la sua Parola e comprendere la proposta di vita nuova che dona, perché non viviamo per morire, ma viviamo nell’attesa della vita eterna».

Mons. Santucci ha fatto poi riferimento alla situazione emergenziale scaturita dal coronavirus. «Che cosa ci insegna questa esperienza? Ci dice quanto è fragile la vita e quanto sono deboli le nostre sicurezze. La Pasqua ci invita a credere che il Signore ci farà uscire da questa condizione per tornare insieme nella gioia, perché la vita è più forte della morte». Il vescovo poi ha esortato a pregare per le vittime del contagio, per gli ammalati in ospedale e nelle abitazioni e ad esprimere un ringraziamento al Signore per le tante persone che offrono la vita nel servizio ai più deboli.