L'icona di Emmaus

 

L’Icona di Emmaus

“CHE SONO QUESTI DISCORSI CHE STATE FACENDO LIUNGO IL CAMMINO'”(Lc.24, 13-35)

L’icona dell’esperienza di Emmaus accompagna la nostra Diocesi in questi anni di vita pastorale e prepara all’esperienza del sinodo.

Il racconto dei due ‘lungo la strada’ diventa icona di un atteggiamento di ascolto e di dialogo fondamentale per la riuscita del Sinodo.

Lungo la ‘strada’ i due vivono l’esperienza dell’incontro e della rivelazione del Risorto, essi sono interrotti nel loro dialogo doloroso che rende il volto triste e gli occhi cechi e condotti all’ascolto delle Scritture e alla rivelazione Eucaristica del Signore.

I due lasciano delusi Gerusalemme, fra loro parlano dei fatti sconvolgenti e della sorpresa del sepolcro vuoto. Scetticismo, sarcasmo, perplessità li rattristano, il risultato è un ‘volto triste’.

Anche una Chiesa può avere il volto triste. Le situazioni, le fatiche, i fallimenti possono indurre a perplessità scoraggiamento, delusione, frustrazione, assenza di speranza. Una Chiesa si può chiudere in se stessa e non aspettarsi più niente, come se la speranza fosse una illusione. Il Risorto non ha paura dello stato d’animo dei discepoli di tutti i tempi: egli si “accostò e camminava con loro”.

Cristo è primariamente colui che ‘cammina con la sua Chiesa’ anche quando questa non ha occhi capaci di riconoscerlo.

I discepoli sono accecati dal pessimismo, ma soprattutto dalla loro visione di come avrebbero dovuto andare le cose: “noi speravamo che fosse lui…, ma…”.

Una comunità cristiana che non si accetta, che non accoglie la sua storicità concreta rischia la delusione che rende ciechi.

Il Risorto è luce ma è anche verità, Egli rimprovera, ma apre la mente alla intelligenza della Scritture che sole danno il senso degli avvenimenti: ” O stolti e tardi di cuore a credere.. e cominciando da Mosè’ spiegò loro ciò che lo riguardava in tutte le Scritture..”.

Le Scritture dalla Sapienza, che evita la stoltezza, letteralmente insipienza. Una Chiesa può correre il rischio della stoltezza (senza sale in zucca), ma allora sarebbe la fine della sua missione: “voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini..” (Mt.5,13-)

Al rischio di perdere sapore (insipienza) Gesù unisce il rischio di diventare “pigri di cuore”, una chiesa che continua a ripetere: “tanto non serve.. è inutile.. abbiamo provati tante volte.., rischia l’anestesia della pigrizia, si abbandona alla malinconia e muore.

Il Risorto invita alla conversione, ad accogliere il suo rimprovero, ma suggerisce la via del recupero: ritrovarlo vivo e operante dentro le Scritture che parlano di lui per predisporsi all’incontro sacramentale nell’Eucaristia.

L’ascolto della Parola ‘scalda il cuore’, cioè gli restituisce la voglia di vivere, incoraggia, fa osare nuove esperienze, allontana tristezza e malinconia. Il Risorto, vivo e operante nelle Scritture restituisce la Chiesa alla sua Missione.

Tutto si conclude nell’Eucaristia, celebrata e vissuta con Lui; il suo Mistero Pasquale ‘apre gli occhi’ al riconoscimento della Sua presenza. La Sua figura scompare, sul tavolo il pane e il vino sono diventati in segno della Presenza e del riconoscimento, la Croce non è più segno di scandalo ma di vittoria, la luce della resurrezione sfolgora e i due delusi ritornano a Gerusalemme per annunciare. “abbiamo visto il Signore..!”

La Chiesa che ascolta la Parola, scruta le Scritture, in esse dialoga e incontra il Signore ritrova la sua giovinezza missionaria. La Celebrazione Eucaristica della Pasqua di Gesù le apre gli occhi sulla storia e sul suo senso, le infonde certezza sull’opera di Cristo.

Sono così vere per la preparazione al sinodo le parole di Gesù in Apocalisse: Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me..”(Ap.3,20s).

La nostra Chiesa ha bisogno di un itinerario che la conduca dall’incomprensione e dallo scoraggiamento al riconoscimento e alla speranza. Lungo la strada del Sinodo l’ascolto del Risorto, che parla nelle Scritture lette dentro la Chiesa, ci guiderà al riconoscimento del Signore, presente e operante oggi nel nostro territorio diocesano.